Alex Txikon oltre gli Ottomila: sostenibilità e aiuto alla popolazione locale
Negli ultimi anni l’alpinista basco Alex Txikon si è distinto non solo per la sua etica alpinistica e per la scelta di affrontare i colossi della Terra nella stagione più fredda, ma anche per l’attenzione all’ambiente e verso i popoli che abitano le valli himalayane.
Anche in quest’ultimo inverno, durante la spedizione al Manaslu, Alex non si è smentito abbinando all’impresa alpinistica uno scopo più alto. Oltre ai bidoni della spedizione, l’alpinista basco ha imbarcato anche centinaia di lampadine solari destinate alle famiglie che vivono nella valle del Manaslu.
Spiega Alex:“Una lampadina per loro significa molto. Può cambiare la vita di una famiglia, può offrire l’opportunità ai bambini e ai ragazzi di studiare più a lungo, offre loro la speranza di un futuro migliore”.
Primo salitore del Nanga Parbat invernale, il 26 febbraio 2016, Txikon ha sempre dimostrato una delicatezza inconsueta nel mondo alpinistico. Un montanaro dall’aspetto rude, ma buono e attento ai dettagli. Sono quelli a rendere perfetta un’esperienza, più che tutto il resto. “A proposito di dettagli” ci interrompe. “Del Manaslu ricordo un momento divertente. Eravamo nei campi alti ed era il compleanno del figlio di Chhepal. L’ha chiamato dalla tenda per fargli gli auguri e si è messo a spiegargli perché non poteva essere con lui. Un momento molto buffo, ma anche tenero”. Ride divertito l’alpinista ricordando quei momenti a quote estreme dove l’aria si fa sottile e i pensieri volano nel vento. Ma l’ultimo inverno di Alex non è stato solo montagna e alpinismo.
Alex, negli ultimi anni le tue spedizioni hanno sempre mostrato una forte attenzione verso l’ambiente e la sostenibilità. Cosa hai organizzato per il Manaslu?
Anzitutto al campo base non abbiamo usato generatori elettrici a combustibile per la produzione di energia. Grazie ai pannelli solari siamo riusciti a essere autonomi e sostenibili. Siamo anche riusciti a eliminare buona parte della plastica, grazie a un sistema di filtraggio dell’acqua che ci ha consentito di non dover portare le bottiglie. Inoltre, alla fine della spedizione, tutti i rifiuti prodotti sono stati recuperati e portati a valle.
Sappiamo che con te in quest’ultima spedizione hai portato molte lampadine solari, a chi erano destinate?
Esatto, insieme alla Eki Foundation abbiamo donato alla famiglie della valle del Manaslu 60 lampadine solari e anche i pannelli solari usati durante la spedizione. Le lampadine hanno una batteria al litio che si può ricaricare sia con un pannello solare che con la normale corrente domestica. Dura circa 8 ore e permette di illuminare le case offrendo l’opportunità di continuare a vivere nonostante il buio. Per noi avere la luce di notte è una cosa scontata, ma per queste famiglie no. Una semplice lampadina permette ai ragazzi di poter studiare anche oltre il calare del sole.
Alcuni dei pannelli li hai portati in un villaggio nella regione del Makalu…
Si, dopo essere rientrati ci siamo spostati verso Seduwan dove abbiamo installato una piccola stazione fotovoltaica presso il locale ospedale e abbiamo portato le lampadine solari ai bambini della scuola.
Anche il Nepal è stato toccato dalla pandemia di Coronavirus, che situazione hai trovato?
La pandemia ha colpito duramente il Nepal, ma non tanto a livello di contagio. La vera batosta per loro è stata quella economica, dovuta all’azzeramento del turismo. Sapevo di voler fare qualcosa per loro insieme al mio team. Siamo una piccola squadra, con risorse limitate, ma cerchiamo sempre di offrire il nostro supporto.
Purtroppo la spedizione si è conclusa senza vetta, sei ugualmente soddisfatto?
A volte non basta la determinazione, è la montagna a decidere. Siamo arrivati a un pelo dalla vetta lungo una via nuova, bella e tecnica. Siamo tutti molto soddisfatti, non solo per il periodo passato sulla montagna e per essere rientrati tutti insieme, ma soprattutto per aver dato un nostro piccolo contributo al miglioramento delle condizioni di vita di queste genti.
Fonte Aringa Studio